martedì 1 maggio 2012

Voglia di vivere

Sono ormai certo che, senza la distrofia di Becker (...o del beckér*) tra i mitocondri, la mia vita non sarebbe meno dura.
È vero, potrei muovermi come mi pare e piace, alzarmi e sedermi quando m’aggrada o rigirarmi nel letto senza fare ad ogni (quarto di) giro un round di lotta greco-romana (finché ci riesco) o afferrare  le cose senza verificare che pesino meno di cinquanta grammi e che siano più spesse di due centimetri... Probabilmente però starei a correre anch'io come un centometrista inseguito da un branco di lupi affamati per riuscire a far quadrare tempi e bilanci familiari, a sperare - visti i tempi - di non perdere il lavoro, se pur non è proprio quello che mi soddisfa appieno e non è ciò per cui ho studiato. Di sicuro sarebbe una vita più complicata (meno per chi ogni giorno mi fa da piedi, gambe, braccia e mani), più freneticamente ritmata e magari stressata, per trovare i giusti incastri quotidiani, perché la possibilità di stare con gli amici resta in coda sulla tangenziale e la coltivazione dei miei interessi deve appassire di fronte ai figli che invece hanno bisogno del mio interesse per coltivarsi; per cercare di combinare qualcosa di giusto (cioè secondo giustizia) in e per questo mondo pro o regredito che sia, salvo piuttosto far parte di quegli esseri che ingiustamente si vogliono definire umani...
Insomma sì, starei meglio senza la distrofia tra le pa...rti muscolari e non dico che non vorrei guarire da 'sta malattia c'Annibale, ma non mi illudo più che un'eventuale vita da uomo abilmente sano renderebbe di maggior sana e robusta costituzione la mia voglia di vivere, che ora come ora pare proprio felicemente abbondare e di giorno in giorno rinnovarsi.

(*in dialetto bresciano: macellaio)

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